venerdì 16 maggio 2008

UNA SERA DI SETTEMBRE



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Non era una bugia, ero veramente stata invitata al ristorante per la festa di Luca, il mio collega.
Per placare la tua snervante gelosia avevamo messaggiato, come mi obblighi tutti le volte, per tutta la sera nonostante fossi seduta al tavolo con i colleghi. Era da un po’ che non mi rispondevi più ai messaggi e pensavo ti fossi addormentato, ed allora finita la cena stavo andando alla macchina per tornare a casa quando si è avvicinato un ragazzo che voleva sapere dove fosse Via Milano. Lo sai, non sono brava a ricordare le vie della città ed inoltre non ero nemmeno troppo lucida perché essendo stata seduta vicino ad Andrea, mi aveva fatto bere un po’ troppo e dunque non ricordavo veramente dove fosse, ma lui con molta simpatia mi prendeva in giro e mi faceva parlare fino a che mi disse che Via Milano non esisteva e che era solo una scusa , mi aveva notata mentre mi alzavo dal tavolo e mi aveva seguita per conoscermi. Ha la mia età 38 anni, è un avvocato, si chiama Carlo ed è un uomo attraente. Mi ha detto che passando da fuori, attraverso la finestra, aveva notato il mio sorriso e si era fermato ad aspettare che mi alzassi per poi seguirmi.
Non è una bella zona della città quella ed allora gli ho chiesto se mi accompagnava alla macchina e così ci incamminammo. Avevo il telefono in mano e tu non rispondevi ai miei messaggi, arrivati alla macchina mi ha chiesto se avevo voglia di bere qualcosa con lui. Credo che probabilmente se avessi ricevuto un tuo messaggio si sarebbe rotto l’ incantesimo e sarei venuta a casa, ma, non ricevendo nulla, ho accettato. Siamo andati a bere una birra in un locale lì vicino, una di quelle birrerie negli scantinati dei vecchi edifici della città dove tutto è in penombra con musica di sottofondo e vista l’ ora poca gente, ed abbiamo iniziato a parlare, avevo già bevuto a tavola e mi sentivo molto allegra e anche disinibita. Anche lui lo era, aveva la camicia bianca aperta ed il petto abbronzato, mi attraeva molto così mi è venuto naturale infilare dentro la mano per sentire il calore e l’ odore della sua pelle . Ero un po’ preoccupata perché non rispondevi ma lui ha iniziato a passare le mani sul mio collo ed a baciarlo dolcemente e così mi ha fatto eccitare da morire e quindi con la mano ho iniziato a toccargli l ‘ interno della coscia per poi lentamente salire fino ad arrivare alla cerniera dei pantaloni. E cosi anche lui iniziò a mettere le mani sotto la maglietta toccandomi i capezzoli, quando sono uscita di casa la prima cosa che ho fatto ho tolto il reggiseno che a tutti i costi volevi che mettessi. Sentivo il suo alito sul collo mentre con l’ altra mano mi pizzicava dolcemente i capezzoli; mi sono bagnata in un secondo. Ero troppo eccita per non aprire la cerniera dei suoi pantaloni e prendere il suo cazzo in mano , bello grosso e duro come piace a me, fu allora che sentii la sua mano toccarmi la figa attraverso i pantaloni e siccome eravamo in un angolo abbastanza buio mi ha preso con la mano per i capelli e mi tirato giù la testa per mettere il suo cazzo in bocca, gemeva di piacere, con la lingua leccavo tutto in torno alla cappella per poi scendere sui testicoli per poi risalire nuovamente e prenderlo tutto in bocca mentre lui tenendomi per i capelli mi dava il ritmo per il suo piacere, ero veramente molto eccitata.
Il desiderio era arrivato al massimo, e così mi ha portata nel bagno del locale e mi ha fatto togliere i pantaloni lasciandomi in maglietta , tanga di pizzo bianco e scarpe bianche con il tacco alto, mi ha fatto appoggiare ai lavandini di schiena, mi ha allargato le gambe e da dietro ha iniziato a leccarmi il buco del culo e la figa che era bagnata da morire; mi ripeteva che avevo un corpo ed una figa da scopare all’ infinito. Mi faceva veramente godere ma non era nulla in confronto a quando ho sentito il suo membro penetrarmi e tenendomi per i miei lunghi capelli corvini mi sbatteva con forza come per domare un cavallo imbizzarrito
In quell’ istante ho sentito dalla borsa il cellulare suonare. Eri tu che ti eri svegliato e volevi sapere dove ero. Come sai ti ho risposto che eravamo ancora a tavola ma che stavamo finendo, in realtà ero nel bagno del locale con Carlo che mi stava penetrando da dietro con forza mentre con le dita mi toccava il clitoride. Continuava a ripetere che scopare una troia come me era il massimo del piacere, mentre sentivo il suo cazzo marmoreo spingere con forza dentro la mia figa ed io rispondevo di spingere con violenza, lo volevo sentire fino in gola, fino a quando mi ha fatto raggiungere il piacere totale rimanendo aggrappata alla rubinetteria dei lavandini.
Quando mi sono ripresa mi sono messa il suo cazzo duro il bocca, ero in ginocchio davanti a lui e con la mano mi muoveva la testa a suo piacimento mentre con le mani gli stringevo i capezzoli fino a quando ho sentito la sua abbondante sborra calda riempirmi la bocca e la faccia.

Non ho mai più incontrato Carlo, e questo è il racconto di ciò che è successo quella sera di settembre.



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