Stamane mi sono alzato col cazzo duro. Ok, succede spesso. Ma oggi, cazzo, oggi è che c'ho proprio voglia. Ne avevo già ieri sera. Poi le mestruazioni. Mi chiedo perché le donne devono avere queste cazzo di mestruazioni.
Potevano fare il militare, un anno, tutt'insieme, e buonanotte. Mi chiedo, poi, perché le devono avere così? Diventano rompicoglioni all'inverosimile, c'hanno l'alito pesante e fanno un sacco di storie se le vuoi scopare. Perché si fanno male, dicono. Perché sporcano, perché non è cosa. E così per ogni maledetto mese. Eccola la patonza sanguinante e puzzona... la vuoi? Bhe si, io la vorrei ugualmente. Bhe no; non si può. Ah no? E fammi un pompino. Pompino. Non lo dovevi dire!, mi dice, con faccia da pippobaudo nauseabondo.
No, dice, mentr'eccola rossa, paonazza, intorpidita nello sguardo rabbioso, perché non si può fare, perché è una cosa schifosa, perché già siamo fuori dalla grazia di Dio: perché te la do. Insomma la sbatto sotto al cancello di casa sua. Ore 2:00. Ho voglia, cazzo. Faccio un po' di chiamate. Nessuna. A puttane non se ne parla. Con 5 euro a malapena mi pisciano in una coppa, così, tanto per sciacquarmelo.
Giro. Giro fra le strade deserte di settembre. Niente. Neanche un filo di fica all'orizzonte. Vado a casa con gli ormoni in assetto di guerra. Accendo il computer, vado sulla chat. Chat per adulti, s'intende. Macché: tutte sfigate. Qualche frocetto mi offre il culo. No grazie, dico: io vado a messa la domenica. Qualche frocetto mi offre un pompino. Si, ne avrei bisogno. Dove? Milano, Bologna, Trento, Palermo, Rimini. Cazzo, dico, ma ci rendiamo conto come siamo distanti?
Mi faccio una rabbiosa sega sputandomi la mano e sbattendomelo veloce, facendomi una crema di schiuma sulla fragola. Vengo. Mi vengo sulla mano, mentre continuo a sbattermi, schizzando il tarallo del cesso e le piastrelle. Mi si affloscia lento mentre ancora me lo sbatto e lo sperma comincia a raffreddarsi, a ghiacciarsi, facendosi schifosamente simile alla crema dei cornetti confezionati.
Mi corico ma non chiudo occhio. Ed eccomi, allora. Sveglio nella macchina col cazzo duro che sbatte e si lamenta mentre è già mattina e si va al lavoro. Percorro le strade in sequenza, via Balilla, via Leone, via Salandra, via Moro. Sto per svoltare a destra. Cambio idea, vado dritto. E cazzo, no! Allora, mondo, lo fai apposta. Allora ditelo che mi dovete far morire di crepaerezione.
Chi sei?, dico, parlando al cruscotto della mia Punto. Quello non risponde. E neanche lei. Cazzo, dico. Accendo lo stereo. Queste puttane delle spagnole m'hanno rotto i coglioni. Spengo. Osservo: bella, alta, vestita di piccole vesti stampate in rosso predominante. Sta lavando la macchina, in strada. Macchina con targa tedesca.
Faccio il giro dell'isolato. Non mi nota per un cazzo. Mi fermo vicino. Non molto, vicino, però. Lei s'abbassa, si alza, si piega. Compie tutti i gesti sensuali che una granfiga compie quando lava una macchina.
Il ragazzo del mio lavamacchine fa cagare. Lei, però.
Mi slaccio i pantaloni. E me lo meno, cazzo. Me lo meno fino a schizzare lo sterzo e il pulsante delle luci antinebbia. Vedo che quella mi guarda. Stranita. Forse ha capito. Si ha capito, lo so. Ora viene e me lo succhia, si viene e me lo pulisce tutto. Succede sempre così su it.sesso.racconti. Già ogni sera mi leggo uno due racconti.
Cazzo, dico: è questo il mondo, mentre leggo giulia e gli altri. Ma ora sono qui, con questa gran figona biondabbondante. Si si: mi guarda, mi osserva, ha le vesti bagnate, d'acqua. La figa bagnata, d'umori. Ora viene e me lo succhia. Che fa? No, non viene. Fa voci, entra in casa. Esce di nuovo, col dito teso verso di me, con tutta lei dietro a quel dito. Con un bestione grosso e biondo e panzone dietro di lei, che urla e corre.
Faccio in tempo a mettere in moto, ad accelerare, a sentire la sua mano appena sul vetro, dietro. Lo vedo dallo specchietto: prende una bottiglia di Drheer, da terra, e la lancia, ma non m'arriva. Mi guardo attorno, nell'abitacolo grigio, col cazzo fuori ed ormai moscio, divertito e preoccupato. Ho bisogno di pulirmelo. Ops: non ho fazzoletti! La giacchetta di Anna andrà benissimo; e stasera, volere o volare, me lo deve succhiare.

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